Il ricordo della ricorrenza dell’80° anno della morte dello scultore Enrico Cagianelli, (nato a Perugia l’11 marzo 1886 e morto a Gubbio il 24 settembre 1938), che negli ultimi anni ha ricevuto sempre più attenzioni da parte degli storici dell’arte, è l’occasione per porre in luce un’opera inedita che va ad ampliare il corpus della sua produzione artistica, iniziata ad esser indagata sin dalla fine degli anni Ottanta, e che viene sempre più arricchita di nuove opere, grazie a recenti indagini e scoperte. Formatosi all’Accademia di Belle Arti di Perugia, sotto la guida di Giuseppe Frenguelli, maestro di molte generazioni di artisti fra cui Venusto Mignini, Bruno Arzilli, Tommaso Peccini, Aroldo Bellini e Gracco Mosci, che hanno segnato con le loro opere significative un intenso periodo, quello fra le due guerre. Frenguelli di stampo naturalista, a volte influenzato dal liberty per certe morbidezze ed incline ad espressionismi, si tiene lontano dai linguaggi delle avanguardie, insegnamenti però che al giovane Enrico Cagianelli non soddisfano alla ricerca di qualcosa di nuovo. Diventa amico ben presto del coetaneo conosciuto in Accademia, Gerardo Dottori, il maestro del futurismo che lo coinvolgerà nelle discussioni per il rinnovamento dell’arte nell’abituale ritrovo del gruppo futurista umbro del Caffè Mezzabestia di Perugia nell’attuale Piazza Matteotti. Così la prima copertina della rivista dei giovani artisti umbri “Il Refrattario” del 1913, illustrata da un bel disegno di Cagianelli, sancisce la sua adesione e comunione d’intenti con quei rinnovatori, con uno stile però volto all’esaltazione della linea ancora liberty. Sebbene Dottori aderisse presto ai dettami di Marinetti, Boccioni e Balla per Cagianelli sono pochissime le opere che lo vedono vicino alla nuova espressione d’avanguardia.
Dopo la prima Guerra mondiale le forze artistiche locali attente al rinnovamento e alle avanguardie, si ricompattano con la nascita nel 1919 del Fascio artistico umbro e lo scultore prese subito parte alle numerose attività, essendone un fondatore con Dottori, Benvenuto Crispoldi, Presenzini Mattoli, divenuto presidente Armando Mercuri, con lo scopo di dare l’opportunità d’espressione a tutti gli artisti “vivi” dell’Umbria, specie i giovani che non avevano l’opportunità di emergere. Ecco il manifesto ben preciso: “Noi vogliamo elevare il livello intellettuale della regione, … Noi vogliamo collegare la nostra bella regione a le altre d’Italia ove maggiore è la forza suscitatrice e creatrice” (Fascio artistico giovanile umbro, “L’Unione Liberale”, a. XXXVII, 12 settembre 1919). Molte le iniziative messe in campo, dalle conferenze, alle serate animate da letteratura e musica a varie esposizioni ed i giovani artisti si faranno conoscere ad un più eterogeneo pubblico, con piccole mostre personali realizzate nelle vetrine del centro storico della città, è così che Enrico Cagianelli espose il 26 gennaio del 1920 alla Farmacia Andreoli la scultura La dominatrice e il giorno dopo inaugurò una personale nella sede del FAGU. Anche se in modo autonomo, l’artista si fece comunque apprezzare esponendo nel marzo 1919 tre “bianco e nero” presso il negozio di Ceccherini. Il 1920 segna un passo importante nel percorso dello scultore, quando pone la sua attenzione su temi che investono la raffigurazione della dinamicità delle forme. Ricorda la cronaca del tempo: “Cagianelli che è indubbiamente un temperamento di artista ricco e vigoroso rivela in questa sua “Dominatrice” un grande sentimento della forma ed una profonda sensibilità di modellatore. Il corpo della donna sembra tutto percorso da un ritmo racchiuso di danza classica mentre la faccia e il collo […] portano impresso i segni quasi di una nervosa estasi sensuale.” (“L’Unione Liberale”, Enrico Cagianelli, a. XXXVIII, n. 20, 1920)
In primavera potrà conoscere Filippo Tommaso Marinetti, che verrà a visitare il suo studio in aprile, quando raggiunse Perugia per presenziare ad uno spettacolo di sintesi teatrali al Teatro Pavone, definendo Cagianelli “forte temperamento di scultore che cerca il suo futurismo senza arcaismo”, senza cioè assecondare quella plasticità classica volta al realismo. Un mese dopo l’artista parteciperà alla I Mostra di arte moderna organizzata dalla rivista “Griffa!”, la testata fondata da Gerardo Dottori e lo scrittore Alberto Presenzini Mattoli nata per svecchiare il sonnolento e stagnante panorama artistico provinciale. Il 1° maggio dello stesso anno, Dottori ne tratteggia i caratteri peculiari, sottolineando che lo scultore si avvicina al futurismo in modo discontinuo e che insofferente alle regole preferisce essere libero di accostarsi ai richiami più disparati. Dimostrava nel confronto con la volontà di rinnovamento, la capacità di evolvere il proprio linguaggio verso soluzioni moderne e aggiornate, che dal liberty andranno prendendo quella severità e sinteticità d’impianto e modellato del gusto decò. Proprio in questo articolo Dottori descrive diverse opere, che vanno dall’ironico all’arcadico, per soffermarsi su La dominatrice, di classica perfezione presentata alla mostra di maggio e La danzatrice dalla costruzione spiralica.
Quest’ultima opera è stata rinvenuta nella collezione personale di Alberto Presenzini Mattoli, uno dei maggiori esponenti del gruppo futurista umbro, il quale redasse una bella recensione a seguito di quella mostra d’arte moderna, che intendeva indicare una via alle giovani leve per perseguire strade più attuali. Si attesta quindi al 1920 una delle rarissime opere futuriste del nostro scultore, che può collocarsi plausibilmente grazie anche alla presenza del disegno preparatorio della testa della figura femminile, firmato e datato sempre nella stessa collezione.
Il soggetto raffigura una donna che si muove a passi di danza, per questo è la probabile “danzatrice” che vide Dottori nel suo atelier, ma forse non esposta alla mostra di Perugia perché in catalogo quel soggetto corrisponde a un “chiaroscuro” quindi un disegno. Lo studio del volto femminile di questa scultura spiralica, un disegno a china su cartoncino, così come lo stesso profilo femminile, ripropone l’altro versante di interesse dell’artista, cioè quella particolare forma di “primitivismo”, che sottolinea l’elemento arcaico che sarà una costante sempre presente nello scultore umbro. È quel fascino verso lo studio delle culture non occidentali, noto dalla fine dell’Ottocento, che porta una ventata di novità, che offrì nuove fonti a cui attingere per gli artisti che vollero oltrepassare visioni e schemi del realismo classico. Evidente nell’impostazione del volto una relazione con le arti etniche popolari, un linguaggio apparentemente ingenuo, capace di comunicare senza intromissioni anche il rapporto con il sovrannaturale. Il primitivismo del viso dichiara che la fedeltà al reale non poteva essere più considerata a priori la misura dell’arte, per affermare specialmente con le arti plastiche, una liberazione dal conformismo della fisionomia riprodotta fedelmente. Proprio questa predilezione per la linea sintetica evocatrice di altre culture, favorisce in Cagianelli l’espressione di tensioni e bisogni che entrano facilmente anche a narrare il mito e la sfera dell’utopia, anche politica, come ad esempio nei pannelli decorativi dell’Aula magna dell’Università per Stranieri di Perugia del 1937, raffiguranti I punti cardinali, una delle sue ultime realizzazioni.
I primi anni del percorso artistico di Enrico Cagianelli alla ricerca di una propria strada, lo vedono pertanto attirato dagli stilemi del movimento marinettiano, come si denota anche nel disegno pubblicato in catalogo in copia dall’archivio di Tancredi Loreti (il maggior sostenitore di Gerardo Dottori negli anni Sessanta e Settanta e raccoglitore di testimonianze e documenti) nel 1986 in occasione della mostra Futurismo in Umbria, prima ricognizione che iniziò ad indagare le dinamiche della diffusione del movimento d’avanguardia nella regione. Venne però tagliata la didascalia e il 1921, anno proposto di pubblicazione è da verificare, infatti in basso il titolo recita Marinetti contro la bufera antifascista ed è firmato e datato in alto a destra in modo poco leggibile.
Anche quest’opera forse si deve riportare al 1920 a seguito delle suggestioni dell’incontro avvenuto con Marinetti e che può accostarsi facilmente con l’inedita scultura de La danzatrice, per lo stesso modo di rendere le torsioni dei corpi. Il gesso “interessante per il trasporto sensuale delle vibranti forme e per quel senso verace di comprensione dell’atto fuggente, in cui par che tutta la deliziosa figura s’immedesimi in uno sforzo magnifico di armonica volontà”, come ricorda una cronaca di Bacili, dimostra la suggestione per l’avanguardia dove la tendenza è quella di geometrizzare, anche se non si giunge a forme esplicitamente astratte, inserendosi nel clima del primo ‘900 in cui la scultura italiana avverte gli stimoli cubisti in una linea europea nuova e sovvertitrice. (L.O. Bacili, Gli artisti di avanguardia alla mostra di Perugia, “Il Tempo”, 1920 dai Libroni di Marinetti, Beinecke Rare Book and Manuscript Library, Yale University online). Forte l’influenza di Forme uniche nella continuità dello spazio di Boccioni, dove alla schematizzazione si aggiunge la volontà dinamica che fende lo spazio e il movimento è reso con vedute simultanee in cui la figura si sposta velocemente. Il tema del movimento, che possa coniugare anche sensazioni psichiche, così importante per il futurismo, sarà riproposto in seguito da Enrico Cagianelli in un disegno pubblicato dalla rivista “Oggi e Domani” nel 1930, in cui sempre una donna danzante ritorta in un movimento spiralico offre una simultaneità d’azione nella compenetrazioni di piani.
Antonella Pesola, laureata in Storia dell’arte presso l’Università degli Studi di Perugia è specializzata in Storia dell’arte all’Università degli Studi di Siena. Pubblica regolarmente dal 1993 e si dedica anche alla critica militante. È membro degli Archivi Gerardo Dottori. Tra le ultime pubblicazioni: Gerardo Dottori al fronte: presenze ed esperienze del gruppo futurista di Perugia, in Perugia e la Grande Guerra, atti del convegno, Perugia 26-27 maggio 2016 a cura di R. Ranieri, A. Stramaccioni, M. Tosti, Perugia 2017.