Privacy Policy Il MOLAB®: una storia nata a Perugia e cresciuta in Europa
Aldo Romani Vol. 12, n. 2 (2020) Innovazioni Scienza

Il MOLAB®: una storia nata a Perugia e cresciuta in Europa

Centro di Eccellenza SMAArt (Scientific Methodologies applied to Archaeology and Art), c/o Dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie, Università degli Studi di Perugia

Per iniziare a parlare di questa storia dobbiamo tornare alla fine del secolo scorso, quando, a partire dalla seconda metà degli anni ’90, comincia a diffondersi nella comunità scientifica nazionale ed internazionale un grande interesse nei confronti dei metodi e delle tecnologie scientifiche per lo studio e la conservazione del patrimonio storico-artistico. In questo periodo, nel nostro Paese il CNR e l’Università, i due principali attori della ricerca scientifica nazionale, fanno proprie le motivazioni di questo interesse ed iniziano a finanziare progetti di ricerca specifici, introducendo al contempo le discipline scientifiche nel campo dei beni culturali tra quelle di interesse accademico. In questo contesto, tra le linee di ricerca di maggior rilievo del CNR è il Progetto Finalizzato “Beni Culturali” che, lanciato il 28 giugno 1995 con un finanziamento di 115 miliardi di vecchie lire in cinque anni (1996-2000), ha l’obiettivo principale di creare un approccio coordinato multidisciplinare che metta l’insieme delle risorse scientifiche e tecnologiche d’avanguardia al servizio della conoscenza e della valorizzazione del patrimonio artistico ed archeologico del Paese. In ambito universitario, in applicazione della legge nr. 341 del 19 novembre 1990 che definisce i Settori Scientifico Disciplinari (SSD) ai quali ogni docente universitario è chiamato a dichiarare la propria appartenenza, il Decreto Ministeriale del 23 dicembre 1999 introduce tra i vari settori dell’area chimica, il SSD CHIM12: Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali, nella cui descrizione si legge: “Il settore si interessa del destino dei prodotti chimici naturali e di sintesi e del loro impatto sull’ambiente e sui beni culturali. Argomenti fondamentali sono: lo studio dei parametri chimici e chimico-fisici che riguardano l’ambiente e la chimica dell’inquinamento; la promozione delle conoscenze chimiche e tecnologiche per la caratterizzazione, conservazione, restauro e recupero dei beni culturali.”

È in questo periodo che, a Perugia, nel nostro Ateneo sono presenti alcuni docenti e ricercatori che si interessano di queste discipline. In particolare, presso il Dipartimento di Chimica (oggi Dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie), la Prof.ssa Gianna Favaro ottiene dall’ENEA un finanziamento per la prima Borsa di Dottorato di Ricerca a Perugia su un progetto inerente la Chimica dei beni culturali. Il relativo bando di concorso, nell’ambito del X ciclo di Dottorato 1995/1998, viene vinto dalla Dott.ssa Costanza Miliani, che muove così i primi passi di una prestigiosa carriera che la vede oggi ricoprire il ruolo di Direttore dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del CNR. Nello stesso periodo e nello stesso Dipartimento, i Professori Antonio Sgamellotti e Bruno Brunetti gettano insieme le basi per la creazione di un laboratorio di avanguardia per la scienza del patrimonio nel nostro Ateneo, partecipando con successo a due bandi: uno, di carattere europeo, per la creazione di nuove Infrastrutture di Ricerca in Europa e uno, nazionale, per la istituzione di Centri di Eccellenza nelle università.

In particolare, per quanto riguarda l’Europa, considerando la scarsa cooperazione esistente a quel tempo tra i laboratori di ricerca sulla conservazione dei beni culturali, i Professori Brunetti e Sgamellotti presentano nell’ambito del 5° Programma Quadro, un progetto dedicato a promuovere interscambi di conoscenze, tecnologie e personale tra i vari laboratori, con l’intento principale di perseguire una omogeneizzazione del modus operandi delle istituzioni europee del settore. Questo progetto, finanziato dalla Commissione con 600.000 euro, era LabS TECH (Laboratories on Science and Technology for the conservation of the European Cultural Heritage), che riuniva in attività congiunte 11 prestigiose istituzioni di ricerca e di conservazione in Europa, tra le quali: il Consorzio Interuniversitario Nazionale di Scienza e Tecnologia dei Materiali (INSTM), l’Opificio delle Pietre Duredi Firenze; l’Istituto Centrale per il Restauro (ICR) di Roma; il Centre de Recherche et de Restaurationdes Musees de France (C2RMF) di Parigi; il Laboratorio scientifico della National Gallery di Londra; l’Institute Royaldu Patrimoine  Artistique (KIK-IRPA) di Bruxelles e altre. Era presente, come partecipante extra-europeo, anche il Getty Conservation Institute(GCI) di Los Angeles.

Il progetto, coordinato dal Prof. Brunetti in qualità di membro del Consorzio INSTM, costituiva di fatto il primo network europeo in cui diverse istituzioni di ricerca, operanti nel campo dello studio e della conservazione dei beni culturali, lavoravano in maniera congiunta per definire best practice e strategie interdisciplinari di diagnostica e di intervento che garantissero, nel pieno rispetto dei valori storici ed estetici delle opere, una conservazione del patrimonio basata su principi rigorosamente scientifici.

Parallelamente allo svolgimento del progetto LabS-TECH (2000-2004), i professori Sgamellotti e Brunetti, insieme al Prof. Mario Torelli, che ne diventa il primo Presidente, si fanno promotori e fondatori del Centro di Eccellenza SMAArt (Scientific Methodologies applied to Archaeology and Art) del nostro Ateneo, un Centro Interdipartimentale di ricerca ed alta formazione che opera nell’ambito dell’archeologia e dello studio e conservazione delle opere d’arte. Il Centro, fondato nel 2001, ha un carattere fortemente inter- e multi-disciplinare, raggruppando insieme docenti e ricercatori di diversi Dipartimenti dell’area scientifica e di quella umanistica della nostra Università ed alcuni laboratori del Consorzio INSTM e del CNR. Il supporto finanziario era dovuto a uno specifico bando del Ministero dell’Università e della Ricerca, vinto dal nostro gruppo di docenti, nell’ambito del piano triennale dello sviluppo universitario 1998-2000 (D.M. 313/99). Tale piano prevedeva la creazione di Centri di Ricerca di Eccellenza universitari, concepiti come momento essenziale per il sostegno e lo sviluppo della ricerca inter- e multi-disciplinare nazionale basata su sistemi di laboratori a rete.

Con la fondazione del centro SMAArt, grazie alle esperienze maturate nell’ambito di LabS-TECH, viene fondato anche il laboratorio mobile MOLAB®, oggetto di questo articolo, che rappresenta un autentico contributo innovativo allo sviluppo delle scienze per la conoscenza, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale.

Per capire appieno l’importanza del MOLAB® e del suo contributo allo sviluppo di quello che oggi si chiama heritage science, è necessario un breve preambolo. Ormai da anni tra i conservatori e restauratori di tutto il mondo si era affermata la convinzione di quanto fosse fondamentale la conoscenza approfondita della composizione dei materiali delle opere d’arte e del loro stato di conservazione, come momento preliminare e qualificante per qualunque intervento di restauro o di conservazione preventiva. Nasceva allora pressante l’esigenza di poter disporre di metodologie diagnostiche in grado di svolgere indagini chimico-fisiche che fossero il più possibile dettagliate, ma che nello stesso tempo non comportassero alcun tipo di danneggiamento per l’opera esaminata.

Prassi comune dell’attività diagnostica applicata al restauro, nella seconda metà degli anni ‘90, era invece quella di prelevare dalla superficie dell’opera, dopo un’attenta indagine visiva condotta dall’occhio esperto del restauratore, microscopici frammenti (micro-campioni) che venivano inviati a laboratori attrezzati per la loro caratterizzazione chimico-fisica. Da questo modo di procedere si potevano certamente ottenere allora, e si possono ottenere ancor meglio oggi, interessanti informazioni, quali ad esempio quelle riguardanti la stratigrafia di un dipinto, (la successione degli strati di preparazione, imprimitura e strati pittorici con pennellate sovrapposte), ma il metodo soffre purtroppo di due intrinseche limitazioni: innanzitutto effettuare prelievi, sia pure minuti, su un’opera d’arte non è eticamente corretto; secondariamente, i risultati ottenuti dall’esame di un micro-campione non sono estendibili all’opera nella sua interezza, per cui un solo campionamento non è mai sufficiente per una buona indagine complessiva sullo stato di conservazione dell’opera.

Di fatto resta il principio fondamentale che il prelievo anche di un micro-frammento da una qualsiasi opera dovrebbe essere sempre evitato, tranne che nei casi in cui il prelievo è assolutamente indispensabile per chiarire aspetti cruciali che riguardano la salvaguardia dell’opera. Riguardo alla scarsa rappresentatività dei micro-campioni nei confronti dell’opera nella sua totalità, basti pensare al caso di un dipinto: se noi volessimo identificare tutti i pigmenti utilizzati dall’autore, dovremmo effettuare almeno un prelievo da ogni campitura in cui appare un diverso colore. Inoltre, ammesso che i risultati ottenuti per un pigmento di un certo colore siano soddisfacenti, chi ci assicura che il risultato ottenuto in un microscopico punto sia poi generalizzabile a tutte le aree che appaiono dello stesso colore?

È evidente da queste considerazioni che l’approccio da seguire per la diagnostica applicata alle opere d’arte è senza alcun dubbio quello non-invasivo cioè quello basato su indagini capaci di dare informazioni senza alcun prelievo, né contatto con l’opera da esaminare, per quanto impegnativo possa essere. L’apporto fondamentale per lo sviluppo di queste tecniche è quello che viene dalle metodologie della spettroscopia atomica e molecolare, basata sulla interazione della luce con la materia.

E’ a questo punto che si comprende la portata innovativa del MOLAB®, un laboratorio mobile composto da più tecniche spettroscopiche, che sono in grado di esaminare un’opera in maniera complementare e non invasiva, garantendo lo svolgimento di misure che: a) sono in grado di dare risposte diagnostiche senza nemmeno toccare la superficie dell’oggetto esaminato; b) non necessitano di spostare l’opera in laboratorio perché è il laboratorio che si muove nel luogo dove si trova l’opera da esaminare; c) non comportano nemmeno lo spostamento delle opere dalle sale museali in cui sono esposte, perché le indagini possono essere condotte alla presenza del pubblico; d) sono in grado di consentire agevolmente, portando la strumentazione scientifica all’interno del museo, la partecipazione diretta alle misure non solo di chimici, fisici o mineralogisti, ma anche di tutte le figure professionali interessate alla conservazione che comprendono i restauratori, gli storici dell’arte e gli archeologi.

Così, grazie ai finanziamenti ricevuti per la creazione del Centro SMAArt, come pure alla miniaturizzazione elettronica che consentiva di ridurre le dimensioni degli strumenti fino ad allora utilizzati per fare spettroscopia nei laboratori, è stato possibile nel 2001 realizzare un laboratorio, dotato di strumenti leggeri e maneggevoli ad alte prestazioni, in parte acquisiti e in parte assemblati ad hoc, che fossero grado di effettuare misure diagnostiche in situ con un approccio totalmente non invasivo in qualsiasi luogo, da uno scavo archeologico, a un cantiere di restauro o a un museo. Il primo nucleo di strumentazioni, che componeva il MOLAB®, cioè il laboratorio mobile, era composto da sistemi analitici per misure di: fluorescenza a raggi X; spettroscopia infrarossa (FTIR) in riflessione; micro-spettroscopia Raman con laser a 532 nm; spettroscopia UV-Vis in assorbimento ed emissione. Con questa strumentazione sono stati compiuti tra il 2001 e il 2004, su richiesta di restauratori o di soprintendenze, sia in Umbria che a livello nazionale, interventi diagnostici su numerose opere, tra cui alcuni dipinti di Perugino e di maestri giotteschi presso la CooBec di Spoleto, sulla Pala di Bastia di Niccolò Alunno, su sculture di Benedetto Antelami nel Duomo di Parma, e anche sul David di Michelangelo, in occasione di un intervento di manutenzione della Galleria dell’Accademia di Firenze. In occasione della mostra intitolata “Perugino il divin pittore” presso la Galleria Nazionale dell’Umbria nel 2004, alcuni pannelli descrivevano modalità e risultati ottenibili tramite l’approccio non invasivo del MOLAB®.

Ma questo era solo l’inizio, perché, concluso il progetto europeo LabS-TECH, il Centro SMAArt si è fatto promotore e coordinatore di un altro progetto, nell’ambito del 6° Programma Quadro della Ricerca europea, che partendo dalla ampia comunità scientifica internazionale coinvolta nelle attività del precedente progetto, aprisse un servizio di accesso alla strumentazione scientifica avanzata per tutti gli studiosi e ricercatori impegnati nella conoscenza e conservazione del patrimonio storico-artistico dei propri Paesi. L’intenzione era quella di fare del MOLAB® nato nel Centro SMAArt, il primo laboratorio mobile europeo al servizio di storici dell’arte, archeologi, architetti, restauratori, esperti di conservazione preventiva e di scienza dei materiali per consentire loro di effettuare in situ e in maniera non invasiva misure altrimenti difficili o addirittura impossibili per le loro ricerche.

Questo secondo progetto, approvato e finanziato dalla Comunità Europea con più di 5 milioni di euro nel 2004, si chiamava Eu-ARTECH (Access, Research and Technology for the European Cultural Heritage) e comprendeva le attività congiunte di un consorzio di 12 istituzioni europee operanti nel campo della conservazione del patrimonio culturale, molte delle quali già presenti nel precedente LabS-TECH. Obiettivo a lungo termine delle attività era il conseguimento di una interoperabilità permanente tra tutti i laboratori dell’Unione, nella prospettiva della creazione di una Infrastruttura unica in Europa nel campo della scienza del patrimonio. Nel progetto erano previsti due opportunità di accesso a strumentazione scientifica per i ricercatori e operatori nel settore dei beni culturali: 1)accesso allastrumentazione mobile del MOLAB® per misure non invasive in situ; 2) accesso alla strumentazione fissa del laboratorio AGLAE (Accélérateur Grand Louvre d’Analyse Élémentaire) situato nel seminterrato del Palais du Louvre per lo svolgimento di misure con alcune delle metodologie avanzate della scienza dei materiali. Le modalità di accesso prevedevano la presentazione di una richiesta consistente nella descrizione della ricerca in corso, da parte dei ricercatori o studiosi, con indicazione degli obbiettivi e risultati attesi. Le richieste venivano poi selezionate da un panel di esperti internazionali indipendenti.

Il MOLAB®, costituiva in quel momento una grande novità nel panorama scientifico europeo, perché mai prima erano state finanziate attività di accesso a strumentazioni e competenze da parte della Commissione Europea per lo studio e la conservazione dei beni culturali. In aggiunta, quella era la prima volta che le attività di accesso finanziate dalla Commissione riguardassero un laboratorio che non fosse localizzato in una sede specifica, ma che si muovesse nello stesso luogo dove il ricercatore o lo studioso proponente stesse svolgendo il proprio lavoro.

Nella versione europea, comunque coordinata dal Centro SMAArt, il MOLAB® comprendeva sei strumentazioni portatili fornite dal gruppo di ricerca congiunto Università-CNR-ISTM di Perugia, due dal CNR-INOA, una dal CNR-ICVBC e una dall’Opificio delle Pietre Dure, tutti di Firenze. In totale, i ricercatori europei avevano a loro disposizione dieci strumentazioni capaci di investigare diverse proprietà chimico-fisiche di qualsiasi oggetto, determinandone la composizione e raccogliendo importanti informazioni sul loro stato di conservazione. Molti di questi strumenti, tutti allo “stato dell’arte” nel momento della loro introduzione, erano prototipi e/o apparati progettati, modificati ed assemblati ad hoc; un paio di esempi sono mostrati nelle seguenti immagini.

Strumentazione assemblata per misure di riflettanza e fluorescenza UV-Vis in fibra ottica (Sx); sorgente e rivelatore dello spettrometro XRF-EIS (Dx)

Il successo del MOLAB© nei cinque anni di attività del progetto Eu-ARTECH è testimoniato sia dalla diffusione delle informazioni sulle attività svolte, tramite articoli e trasmissioni televisive sulla stampa e media europei, che dagli inviti a numerose conferenze specialistiche internazionali dove gli interventi del MOLAB® sono stati presentati con ricchezza di dettagli.

Il van del laboratorio mobile e la distribuzione in Europa degli interventi MOLAB® durante il progetto Eu-ARTECH (2004-2009)

Nei diversi accessi di Eu-ARTECH, il MOLAB® e i suoi operatori hanno esaminato dipinti di antichi maestri (quali Bronzino, Leonardo, Caravaggio, Memling, Antonello da Messina e altri) e di artisti moderni (come Munch, Rothko, Cezanne, Mondrian…), manoscritti medioevali come il Macclesfield Psalter e il Book of Kells di Dublino, oppure ceramiche rinascimentali istoriate e a lustro, o monumenti come la Domus Aurea di Nerone e la cattedrale di Huesca, o dipinti murali come quelli della Basilica di San Demetrio a Salonicco.

Al termine di EU-ARTECH la risonanza e l’importanza di questo innovativo strumento transnazionale hanno suscitato un notevole interesse da parte della Commissione Europea che, convinta della solidità della strada intrapresa, ha finanziato con 9,6 milioni di euro un ulteriore progetto in cui le attività di accesso a strumentazioni e competenze venissero potenziate e ampliate. Tale progetto, presentato nell’ambito del 7° Programma Quadro, era CHARISMA (Cultural Heritage Advanced Research Infrastructures: Synergy for a Multidisciplinary Approach to Conservation/Restoration). Anche questo progetto ha avuto come capofila il Centro SMAArt che ha coordinato un partenariato esteso a ben 22 istituzioni partecipanti. Alle istituzioni partecipanti ai precedenti progetti, si sono aggiunte altre istituzioni prestigiose, come il British Museum e il Museo Nacional del Prado, oltre ad altri importanti centri di ricerca e laboratori con grandi strumentazioni. Il MOLAB® in CHARISMA si è arricchito di nuovi strumenti rispetto al progetto precedente tra cui un sistema per misure di diffrazione a raggi X realizzato dal C2RMF francese e un sistema di imaging multispettrale ad alta risoluzione nell’infrarosso realizzato dal CNR-INOA di Firenze. Tra le attività previste per la realizzazione del progetto figurava anche la progettazione e lo sviluppo di altre sei nuove strumentazioni portatili. Due di queste da realizzare in Italia, dalla nostra Università con il CNR-ISTM di Perugia e dal CNR-INO di Firenze, mentre le altre quattro da realizzare in Germania, Francia, Polonia e Grecia. Oltre all’estensione della strumentazione portatile, il progetto CHARISMA ha introdotto altre due importanti novità nell’accesso offerto ai ricercatori e studiosi europei: FIXLAB e ARCHLAB. In FIXLAB, oltre al Laboratorio AGLAE del Palais du Louvre è stato aperto l’accesso a laboratori dotati di grandi strumentazioni, basate sull’utilizzo di sorgenti di neutroni o di luce di sincrotrone, particolarmente adatte allo studio dettagliato dei processi di alterazione che subiscono i materiali del patrimonio culturale. In ARCHLAB, costituito dall’insieme di archivi di alcuni grandi musei e centri di ricerca europei, sono state messe a disposizione dei richiedenti tutte le informazioni di laboratorio raccolte in anni di attività delle istituzioni, riguardanti lo studio dei materiali delle collezioni in esposizione e delle loro alterazioni, senza escludere le collezioni di micro-campioni prelevati nel corso degli anni in interventi di restauro e accuratamente conservati.

La quantità di utenti che, alla fine del quinquennio di CHARISMA, hanno avuto accesso alle facility aperte corrisponde a numeri molto importanti: ricercatori e studiosi di 185 progetti di ricerca hanno usufruito dei dati registrati negli archivi di ARCHLAB; altri studiosi, relativi a 138 progetti di ricerca, hanno usato le metodologie di indagine messe a disposizione dai laboratori di FIXLAB e, infine, ricercatori di altri 52progetti hanno usufruito in situ delle misure effettuate dal MOLAB®(i progetti di MOLAB® sono inferiori di numero perché richiedono una logistica più costosa e complessa a causa degli spostamenti della strumentazione). Per quanto riguarda i 52 interventi MOLAB, effettuati in 11 paesi diversi, figurano misure sperimentali su opere d’arte di alcuni tra i più grandi maestri della storia dell’arte Europea, come Caravaggio (National Gallery of Ireland, Dublino, IE), Van Gogh (Kroeller-Muller Musem di Otterlo, NL e Van Gogh Museum di Amsterdam, NL), Picasso (Musée Picasso in Antibes, FR e Museu Picasso di Barcelona, ES), Memling (Museo Nazionale di Danzica, PL), Durer (Galleria Nazionale di Praga, CZ), Bosch (Accademia di Belle Arti di Vienna, AT),e Van Eyck (Cattedrale di Gent, BE).

Operatori del MOLAB® al lavoro presso le sale del Musée Picasso di Antibes e alla Cattedrale di Gent

Al termine del progetto CHARISMA nel 2015, in Europa sono ormai consolidate robuste fondamenta per la costituzione di una infrastruttura distribuita di laboratori di ricerca che condividono protocolli di intervento, conoscenza dei materiali e strumenti di diagnostica, come il MOLAB®, tutti all’avanguardia e tutti disponibili per ricercatori e studiosi del vecchio continente. Su queste fondamenta nasce il progetto IPERION_CH (Integrated Platform for the European Research Infrastructureon Cultural Heritage), finanziato nel programma di Horizon 2020 con circa 8 milioni di euro. A coordinare questo nuovo progetto è stato chiamato il CNR. Tra i suoi obiettivi principali, IPERION_CH si propone di finalizzare l’aggregazione delle reti di infrastrutture nazionali sulla scienza del patrimonio, sparse in Europa, in un’unica infrastruttura distribuita e pan-europea. Poco dopo il suo inizio, sulla scia dei risultati precedentemente ottenuti da CHARISMA, lo European Strategy Forum for Research Infrastructures (ESFRI) inserisce nella road map europea per la costituzione di nuove infrastrutture europee, l’Infrastruttura E-RIHS (European Research Infrastructure in Heritage Science) che avrà sede in Italia e riunirà sotto una stessa governance le singole infrastrutture nazionali dei paesi europei partecipanti. Con questo ultimo passo e con l’avvio della fase preparatoria di E-RIHS, le attività di accesso offerte ai ricercatori aumentano in qualità e quantità. Si potenziano i laboratori di FIXLAB e aumentano gli archivi aperti di ARCHLAB. In questo contesto, anche il MOLAB® europeo cresce, configurandosi in 5 unità distribuite in Italia, Francia, Polonia e Grecia, che cooperano tra di loro effettuando servizi coordinati. In particolare, aumenta il numero e la qualità delle tecniche strumentali offerte e, conseguentemente, aumenta la qualità del servizio e il suo raggio d’azione. Per citare un paio delle opere più importanti sulle quali il laboratorio mobile è stato chiamato ad operare nell’ambito di IPERION_CH, ricordiamo i notissimi Girasoli del Museo Van Gogh di Amsterdam e l’Urlo del Munch Museum di Oslo.

Strumentazione di ImagingIperspettrale del MOLAB® al lavoro su i Girasoli di Van Gogh e l’Urlo di Munch

Ad oggi, l’infrastruttura E-RIHS ha terminato la fase preparatoria e sta iniziando la fase attuativa che vedrà il suo lancio definitivo probabilmente nel 2022.Ècorrentemente in atto la sua effettiva sperimentazione, con le attività del nuovo progetto europeo IPERION HS (Integrated Platform for the European Research Infrastructure for Heritage Science) caratterizzato da 24 partner, cui corrispondono, tramite Joint Research Unit, ben 32 istituzioni partecipanti, distribuite in 23 paesi.

Distribuzione dei partner operanti in IPERION_HS (fonte sito web www.iperionhs.eu)

L’infrastruttura E-RIHS, così come viene sperimentata in IPERION_HS, mantiene le regole di accesso basate sulla sottomissione di progetti di ricerca valutati dalle apposite commissioni e mette a disposizione dei ricercatori e studiosi europei 14 archivi in ARCHLAB e 95 diverse tecniche di indagine scientifica in FIXLAB. Per quanto riguarda invece le strumentazioni mobili per l’indagine non invasiva direttamente in situ, il MOLAB® del 2020 è costituito da 16 unità che forniscono 48 diverse strumentazioni suddivise tra sistemi di analisi bi- e tri-dimensionali, imaging e mapping multi- e iper-spettrale, analisi puntuale e strumentazioni per monitoraggio da remoto, alcune delle quali montate su droni.

Distribuzione degli operatori MOLAB® in IPERION_HS (fonte sito web www.iperionhs.eu)

 

Alla luce di questi numeri si può senz’altro concludere che l’idea di laboratorio mobile alla base del MOLAB®, accompagnato dai rami paralleli dell’accesso ARCHLAB e FIXLAB, si è dimostrato vincente e lungimirante. L’esempio del MOLAB®, nato e sviluppato in più di 15 anni di attività nel nostro Ateneo, è oggi seguito da numerosi laboratori mobili costituiti in altri Paesi europei in cui svolgono un’attività di accesso nazionale analoga a quella dei progetti qui descritti.

Nell’ambito della costituenda infrastruttura E-RIHS, con sede a Firenze, MOLAB® costituirà un servizio permanente offerto a tutti ricercatori, storici dell’arte, archeologi, architetti, restauratori ed esperti di conservazione preventiva per lo svolgimento del loro lavoro. Come già abbozzato nei lontani progetti LabS TECH e Eu-ARTECH, obbiettivo di E-RIHS sarà lo sviluppo di attività che, promuovendo l’uso interdisciplinare delle più avanzate tecnologie (dalle grandi installazioni alle metodologie analitiche in situ),facciano dello studio, la valorizzazione e la conservazione del nostro patrimonio un’attività basata su metodi e applicazioni di carattere rigorosamente scientifico.

Aldo Romani. Laureato in Chimica presso l’Università di Perugia nel 1987, consegue il titolo di Dottore di Ricerca (IV° Ciclo) nella stessa Università nel 1992 ed è attualmente Professore Associato presso il Dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie dell’Università di Perugia dove è titolare dei corsi di Chimica dei Beni Culturali per la Laurea triennale in Chimica e Environmental Chemistry e Tecniche analitiche per la Chimica Ambientale e dei Beni Culturali per la Laurea magistrale in Scienze Chimiche. L’attività di ricerca coinvolge sia aspetti dello studio di base sia aspetti applicativi che riguardano la caratterizzazione degli stati eccitati molecolari mediante i parametri che governano i loro processi di rilassamento radiativo e non radiativo e l’uso delle tecniche spettroscopiche in assorbimento ed emissione a scopo diagnostico non invasivo nel settore dei beni culturali.

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